Perché gli animali non hanno diritti

 

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Alessandro Benigni

Pensiero contro corrente:

gli animali non hanno diritti, ed è del tutto assurdo sostenere che ne abbiano, anche in minima parte.

 

Argomentazione: perché si possa parlare di diritti e di doveri occorre discutere in ambito morale, livello in cui possono essere chiamati in causa solo esseri viventi caratterizzati dalla libertà delle azioni e delle decisioni. Poiché sarebbe evidentemente assurdo parlare di morale per esseri che non sono liberi e quindi oggettivamente posti al di qua della scelta tra bene e male e dalla conseguente responsabilità delle proprie azioni.

L’attribuzione di responsabilità alle azioni degli animali deriva da una erronea rappresntazione del mondo animale, astrattamente equiparato a quello umano, quando invece sul piano dell’evidenza essi risultano qualitativamente non confrontabili. Al fondo di questa concezione, si muove la fallacia logica della “falsa analogia“, dalla quale derivano come sempre conseguenze assurde.

 

Un cane che azzanna un bambino non è “cattivo”, non ha fatto una scelta “sbagliata”, o moralmente riprovevole in base alla sua natura, ma ha reagito ad uno stimolo in base al proprio istinto. Pertanto non gli può essere imputata alcuna responsabilità. Lo stesso per una femmina che allatta un piccolo di un’altra specie: non è un atto di bontà verso il prossimo, ma piuttosto la manifestazione naturale di un istinto materno, ampiamente diffuso in natura.

È quindi chiaro che gli animali non sono responsabili delle proprie azioni e di conseguenza non hanno doveri e nemmeno diritti particolari, non essendoci per loro alcun fine particolare o universale da per seguire, al di là di ciò che viene dettato dalla loro natura (dall’istinto).

D’altra parte se ci fosse per esempio un diritto dell’animale a non essere cacciato e ucciso, dovremmo istituire un tribunale a difesa degli agnelli, cacciati e uccisi dai lupi, o delle gazzelle, cacciate e uccise dai leoni, e così via. E quali potrebbero essere, per esempio, i doveri di un crostaceo?

 

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Conclusione:

Gli animali non hanno diritti, ma è invece l’uomo ad avere dei doveri, verso se stesso e verso il creato.

 

Da quanto abbiamo detto emerge che mentre gli animali non hanno e non possono avere né diritti né doveri, casomai sarà l’uomo, in quanto essere libero (e quindi responsabile delle proprie azioni), a doversi assumere la responsabilità del modo in cui tratta gli animali, in base alla valutazione dei fini che si propone.

 

 

Alessandro Benigni, Note mimine, Dicembre 2016

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4 pensieri su “Perché gli animali non hanno diritti

  1. […] Ma mio parere si tratta di una tesi-ipotesi incredibile: a parte la fallacia logica di “falsa analogia” (ammesso e non concesso che siano “senzienti” – qualsiasi cosa significhi questa espressione – e “sofferenti” proprio come noi, animali ed esseri umani differiscono comunque per tantissime altre facoltà e caratteristiche fondamentali: l’autocoscienza, l’intelligenza, il linguaggio, la capacità d’invenzione e la capacità di utilizzo di una tecnica cumulativa, la cultura, l’arte, l’apertura alla trascendenza, che ne so, la stessa tradizione è umana e solo umana, e così via, giusto per elencare almeno quelle più evidenti), allora a parte tutto questo, dicevo, mi sembra molto discutibile che “l’essere senzienti” sia in sé per sé una ragione sufficiente per accampare diritti etici (senza tener conto che se poi si entra nella sfera del diritto si dovrebbe necessariamente discutere anche il tema del dovere e della libertà e di tante altre cose che non possono rientrare nel mondo animale (nota). […]

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  2. […] Ma mio parere si tratta di una tesi-ipotesi incredibile: a parte la fallacia logica di “falsa analogia” (ammesso e non concesso che siano “senzienti” – qualsiasi cosa significhi questa espressione – e “sofferenti” proprio come noi, animali ed esseri umani differiscono comunque per tantissime altre facoltà e caratteristiche fondamentali: l’autocoscienza, l’intelligenza, il linguaggio, la capacità d’invenzione e la capacità di utilizzo di una tecnica cumulativa, la cultura, l’arte, l’apertura alla trascendenza, che ne so, la stessa tradizione è umana e solo umana, e così via, giusto per elencare almeno quelle più evidenti), allora a parte tutto questo, dicevo, mi sembra molto discutibile che “l’essere senzienti” sia in sé per sé una ragione sufficiente per accampare diritti etici (senza tener conto che se poi si entra nella sfera del diritto si dovrebbe necessariamente discutere anche il tema del dovere e della libertà e di tante altre cose che non possono rientrare nel mondo animale (nota). […]

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