64. Sui legami tra omosessualismo e pedofilismo

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Sui legami tra omosessualismo e pedofilismo

 

Prima parte: aspetti storici

 

 

 

I legami tra omosessualismo* e pedofilismo sono molteplici, chiari ed evidenti.

 

Il fatto che oggigiorno non se ne possa parlare, pena l’essere immediatamente accusati di omofobia, minacciati di querela, additati come catto-integralisti (quando va bene) è sintomatico.

* omosessualismo: non è un sinonimo di “omosessualità” o di “omosessuali”. Non tutti gli omosessuali sono omosessualisti, e men che meno tutti gli omosessualisti sono omosessuali. Per “omosessualismo” intendiamo riferirci a quella posizione ideologica che pretende di piallare la realtà, annullando le differenze reali su un piano astratto, per poi farle ricadere nuovamente sul piano concreto, sostenendo per esempio che l’omosessualità è normale tanto quanto l’eterosessualità, che una coppia same-sex è eo ipso famiglia e pertanto dev’essere giuridicamente riconosciuta e tutelata in quanto tale, così come famiglia sarebbe del resto qualsiasi gruppo sociale, più o meno variamente e numericamente composto, o che uomini e donne sono “uguali” e pertanto ne consegue che ad un bambino non importa avere entrambi i genitori, padre e madre, ma possono andare benissimo due uomini o due donne, o anche “diciotto genitori”, come sosteneva la leader delle “famiglie arcobaleno”, Giuseppina La Delfa. Omosessualismo è in questo senso un sinonimo di ideologia gender, il cui senso ultimo è piegarsi di fronte alla Tecnica, mercificare l’essere-umano, degradandone la dignità anche mediante il passaggio dalla generazione alla progettazione e quindi alla fabbricazione, ridurre l’atto generativo ad un incontro asettico tra ovulo e spermatozoo, operato per via medicale e laboratoriale, consentire la vendita o la cessione di bambini (come se fosse un atto d’amore da parte degli adulti e non la cancellazione brutale dei diritti del bambino), pretendere che per soddisfare il desiderio di genitorialità di due (o più, perché no?) adulti dello stesso sesso si possa accettare la negazione dei diritti del bambino (primo dei quali è avere un padre e una madre, anzi il proprio padre e la propria madre, ed essere da essi allevato, come recita l’art. 7 della Convenzione Internazionale dei Diritti del fanciullo).

 

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“Sono adulti consenzienti che si mettono insieme. Dovreste venire in sala parto insieme a loro. È un banchetto d’amore” Kim Bergman, lesbica, psicologa e madre di due figli, direttore della Growing Generations, una delle prime agenzie di surrogacy degli Usa (dal web reportage da Los Angeles di Monica Ricci Sargentini, Corriere tv-la 27esima ora)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comunque sia, lungi dal tentare anche solo una sommaria ricostruzione di questo legame, vorrei qui tentare qualche considerazione preliminare ed accennare poi a qualche dato storico difficilmente confutabile.

 

Prima di tutto, la cultura “scientifica. Eh sì, perché oggi, basta buttare in mezzo a qualsiasi frase il termine “scienza” per ottenere un immediato, incondizionato, stereotipato consenso.

Qualsiasi idiozia si voglia sostenere.

E’ così che ci stiamo silenziosamente e supinamente avvicinando alla legalizzazione di tutto: dalla mercificazione della vita umana alla pedofilia.

C’è da giurarci.

E le due cose sono naturalmente in stretta, strettissima correlazione. E’ dal momento in cui io considero una persona umana come un qualcosa che posso ordinare su misura, per i miei scopi, privandola del padre o della madre e della sua dignità naturale, che implicitamente compio un atto che appartiene alla forma generale di ciò che chiamiamo abuso sui bambini.

 

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“Il pelo nell’uovo” – undicesima edizione del Gender Bender: ombre di pedofilia?

Leggi qui …

Per dare un’idea di quanto il processo di convincimento inconscio o se volete inconsapevole (subliminale) delle masse sia avanzato, secondo lo schema di Overton, si pensi solo al fatto che due anni fa, nel 2014 – come ci ricorda Antonio Brandi – “Illustri professori, sociologi e psichiatri, educatori, assistenti sociali, intellettuali e politici, pubblicamente e apertamente, in consessi di prestigio internazionale (da ultimo una conferenza a Cambridge), sostengono apertamente che la pedofilia è normale, per uomini normali. Se non c’è violenza, e con la dovuta “educazione”, per i bambini è piacevole e naturale intrattenere rapporti sessuali, anche con gli adulti. I pedofili sono una categoria ingiustamente demonizzata…”. (Leggi qui l’articolo integrale).

“Se lo dicono in un congresso scientifico sarà pur vero, no?”

E’ così che ragiona il ritardato etico di turno.

 

Siamo ad un passo. Anzi, come vedremo più avanti, qualche passo ben oltre il limite è già stato compiuto. Ha perfettamente ragione Francesca Romana Poleggi, quindi, quando afferma: “Non c’è da stupirsi. E’ il logico risultato della cultura omosessualista e del gender. E’ una necessaria conseguenza del libertarismo radicale sfrenato e dell’egualitarismo scervellato e scellerato che si sono andati diffondendo negli ultimi decenni.

Rafael Gondim e Courtney King con loro figlio Gabriel King di cinque anni durante la marcia "Heritage Pride" a Manhattan, dopo la sentenza delle Corte Suprema a favore dei matrimoni gay negli Stati Uniti (AP Photo/Kathy Willens)

Rafael Gondim e Courtney King con loro figlio Gabriel King di cinque anni durante la marcia “Heritage Pride” a Manhattan, dopo la sentenza delle Corte Suprema a favore dei matrimoni gay negli Stati Uniti (AP Photo/Kathy Willens)

 

 

Sintomaticamente, un articolo di  Jack Minor, dal Northern Colorado Gazette, si intitola: “I pedofili vogliono gli stessi diritti degli omosessuali“. L’attrazione per i bambini è un orientamento sessuale come tanti, è un altro dei “generi” in voga. E’ un’altra delle pulsioni che ormai abbiamo imparato ad elevare al rango di “diritto”.

Del resto dal canto loro – prosegue Francesca Romana Poleggi – “gli psichiatri stanno facendo in modo di derubricare anche la pedofilia dalle malattie mentali, così come avevano fatto per l’omosessualità negli anni ’70.  Un gruppo di professionisti ha proposto di modificare la definizione di pedofilia contenuta nel Manuale di diagnostica e statistica dei disordini mentalinon più “pedofili”, ma “persone attratte dai minori”, perché bisogna aiutare i professionisti della mente umana a comprendere detti soggetti, aldilà degli “stereotipi” e dei pregiudizi costruiti dalla società. Infatti, secondo loro, gli effetti negativi del sesso tra adulti e bambini sono stati eccessivamente sovrastimati: la grande maggioranza delle persone che ha avuto rapporti con adulti durante l’infanzia  non ha riportato conseguenze sessuali negative una volta raggiunta la maturità”. (Leggi qui l’articolo integrale)

 

 

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Sculture pedopornografiche dei fratelli Chapman: il binario dell’arte apre una finestra di Overton

 

 

Non deve quindi stupire che perfino un pugile, non certo un professore di Psicologia, abbia tratto le logiche, debite conclusioni, rispetto a quanto sta accadendo in questi mesi (incorrendo, come da manuale, nell’immediato attacco della gaystapo): I tre fattori che potrebbero determinare la fine del mondo? Legalizzare l’omosessualità, l’aborto e la pedofilia. Chi avrebbe mai detto negli anni Cinquanta o Sessanta che le prime due sarebbero diventate legali in molti paesi?”.

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Il neo campione del mondo Tyson-Fury, reo di aver espresso la sua opinione, peraltro crono-logicamente ineccepibile.

 

Anche il pugile sul ring sa quindi che cosa significa “assuefazione e quali sono i meccanismi che regolano la discesa nel piano inclinato: un passo alla volta, si arriva ad accettare tutto.

Overton docet, ancora una volta.

 

D’altra parte anche in politica non si scherza. Da anni il lavoro del partito dei pedofili è monitorato con attenzione, preoccupazione ed ultimamente con allarme dagli osservatori più attenti. Tra gli intellettuali e cattedratici che hanno sposato la mala causa, Tommaso Scandroglio sulla Nuova Bussola Quotidiana ha recentemente segnalato Margo Kaplan, docente alla Rutgers School of Law di Camden: “La professoressa ha scritto un articolo sul New York Times intitolato “Pedofilia: un disturbo e non un crimine” (Pedophilia: A Disorder, Not a Crime). E’ interessante notare, con Scandroglio, come la tecnica usata per legittimare i pedofili sia la stessa che è stata messa in pratica per la legittimazione dell’omosessualità: un passo alla volta, come Overton insegna.

“Un primo passo per rendere accettabile una condotta o una condizione è affermare che non è poi così rara. Scrive la Kaplan: «Secondo alcune stime, l’1 per cento della popolazione maschile continua, molto tempo dopo la pubertà, a sentirsi attratto da bambini in età prepuberale». La pedofilia è quindi una realtà sociale, un fenomeno che esiste ed esiste accanto a noi”. Intanto già da tempo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali dice che la pedofilia è un disturbo se «provoca un disagio o difficoltà interpersonali». Quindi un pedofilo sereno non soffre di alcun disturbo; se il bambino è “consenziente”, il “disturbo” magicamente scompare.

Secondo passo: «la pedofilia è uno stato e non un atto. […] Circa la metà di tutti i pedofili non sono sessualmente attratti da loro vittime» dice la professoressa. Quindi la metà dei pedofili sono persone per bene, che i bambini neanche li toccano (ma se non ne sono attratti sessualmente che pedofili sono? Ci vuole far credere che tutti coloro che amano i bambini – educatori, intrattenitori, baby sitter – sono pedofili?). (Leggi tutto l’articolo qui)

 

 

 

 

E il “mondo scientifico”? Non si sottrae alla regola. Logico. In Inghilterra sono i docenti accademici a stabilire che «è normale voler fare sesso con i bambini» (Leggi tutto l’articolo qui)

Basterà dare un’occhiata al testo originale per restare a bocca aperta: “Paedophilia is natural and normal for males”. Niente male, come salto in avanti verso il progresso. Tanto, “lo dicono gli scienziati“. Giusto? Quindi, che c’è di male?

Nel 2000 – sedici anni fa – don Ferdinando Di Noto, presidente del “Telefono Arcobaleno”, affermava che su Internet bazzicano più di cinquanta organizzazioni mondiali pedofile. Al sacerdote non era sfuggito il tam-tam in rete in preparazione di un “Boy love day” internazionale sul modello del tanto strombazzato “Gay Pride International” romano. Il giorno prescelto per la manifestazione dell’orgoglio pedofilo sarebbe il 24 giugno di ogni anno (quando, a furia di “dibattere”, il tema non susciterà più repulsione ma, pur con le dovute riserve, sarà ammesso nell’arengo mediatico: anche in questo caso, come non pensare a Overton?

Lo scopo dichiarato di queste associazioni pedofile è quello di fare accettare all’opinione pubblica anche questo “diritto civile“, basta che il partner sia consenziente. Si tratta evidentemente della trappola sofistica dell’estensione dei diritti. Si tratta di acquisire una maggiore libertà, per tutti, che male ci potrà mai essere? E’ con questo escamotage che si fa largo – soprattutto tra i giovani – l’idea che chi vuole vietare – per proteggere – sia in torto: la parte odiosa la fa chi vuol vietare qualcosa a qualcun altro, com’è logico. Con il risultato che stiamo tutti, inesorabilmente, precipitando verso una regressione barbarica da cui non si potrà più uscire (Cfr. “Come si potrà tornare indietro?” leggi tutto l’articolo qui).

Secondo il meccanismo individuato da Overton  e per altro verso da Chomsky – la scala dei valori si sta spostando molto velocemente. Anche se non ce ne accorgiamo. Anzi, soprattutto in quanto non ce ne accorgiamo. Il tutto avviene tramite un mascheramento cognitivo che a suon di posizioni pseudo-scientifiche e radicalmente a-morali, fanno pian piano passare nell’opinione pubblica l’idea che sia in fondo tutto normale. Tutto e il contrario di tutto, s’intende.

E’ l’effetto incorniciamento, sul quale torneremo senz’altro in seguito: viva i diritti per tutti (però si dimentica di dire che questo comporta la cancellazione di quelli dei bambini). Normale e naturale vengono astrattamente fatti coincidere e con un salto pazzesco sul piano morale (la cosiddetta fallacia naturalistica) si passa alla giustificazione di qualsiasi perversione. Uso questo termine in accezione freudiana, sia chiaro, aggiungendo che l’esaltazione ipertrofica del principio di piacere – a danno di quello di realtà – non può che portare danni molto seri, e non solo a livello individuale, ma bensì sul piano sociale. Stanno attentando alla psiche di tutti. Come aveva capito perfettamente Italo Carta.

Il processo in atto è altamente distruttivo: prima ci faranno credere che l’omosessualità è “naturale”, quindi che è “normale” e poi sarà il turno della pedofilia, già immessa sullo stesso binario.

 

Non ci credete? Fateci caso.

Pensate ad alcune contemporanee “rappresentazioni artistiche“:

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Sculture pedopornografiche dei fratelli Chapman

Oppure alla pressione dei media che ovunque muovono verso l’iper-sessualizzazione dei bambini: nuove finestre di Overton si aprono.

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David Thorstad, fondatore della Nambla

 

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Anche i “grandi” filosofi contemporanei si stanno muovendo in questo senso. Qualcuno ha già lasciato intendere che i pedofili sono una categoria ingiustamente demonizzata, come un tempo era quella degli omosessuali. Scrive Antonio Brandi: “Se Richard Dawkins sostiene che una “moderata pedofilia” non dovrebbe essere giudicata severamente, l’American Psychiatric Association l’ha derubricata da malattia, a disturbo, e da disturbo a preferenza sessuale. Anzi, al termine “pedofilo” va sostituita l’espressione “adulto attratto da minore”: bisogna evitare gli stereotipi e le stigmatizzazioni sociali (!). Associazioni apertamente pedofile come NAMBLA e B4U-ACT o il partito pedofilo olandese Stitching Martijn, hanno mano libera: invano, Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’ OSMOCOP (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia e la pedopornografia) e dell’associazione Meter, da più di 20 anni denuncia che “migliaia di bambini, anche neonati, subiscono cose indescrivibili, e le loro immagini vengono pubblicate su internet per soddisfare l’eccitazione malata di orchi e affini”. (Leggi qui l’articolo intero)

 

Da qualche parte ho letto che tale dottor Van Gijseghem, ex professore di psicologia presso l’Università di Montreal – avrebbe avuto il coraggio di affermare: “L’omosessualità è un orientamento sessuale come tanti altri: c’è chi è gay, poi c’è chi è etero, e poi c’è chi è pedofilo”. Devo ammettere che non fa poi impressione più di tanto. Non dopo aver letto quanto sopra citato. Confortante, vero? Direi: sintomatico.

 

Non notate niente? Lo stesso processo di derubricazione ha riguardato l’omosessualità, negli anni del ’68.  Per la precisione, nel caso della legalizzazione dei “matrimoni” per coppie dello stesso sesso, restando sul binario tracciato, l’inizio del movimento che porta ai risultati odierni è di difficile individuazione, ma un passaggio epocale è stato senz’altro il 1973, anno in cui l’APA (l’Associazione degli Psicologi Americani), ha derubricato l’omosessualità dal suo manuale diagnostico, il DSM (Diagnostic and Statistic Manual); sulla scia di questa decisione, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’ha cancellata dal suo manuale diagnostico, l’ICD (International Classification of Disease), nel 1991. Alla fine di questo percorso, ai giorni nostri, quasi tutti sono d’accordo nel ritenere l’omosessalità sia “normale” e perfettamente naturale, con tutte le conseguenze che ne derivano. Lasciamo perdere – per ora – quanto sia affidabile la metodologia con cui i vari DSM sono stati redatti e dove stiano portando l’abolizione e l’invenzione di nuove malattie dal nulla.

 

E’ chiaramente la scala di Overton, ancora una volta, in azione. Tanto che anche l’arte viene utilizzata come alibi per sdoganare la pedofilia: le sculture pedopornografiche dei fratelli Chapman sono esposte nei musei e spettacoli con scene erotiche tra adulti e bambini sono applauditi dagli intellettuali di grido che frequentano i festival Gender Bender. L’ILGA e l’Istituto Kinsey, ricevono regolarmente finanziamenti anche con denari pubblici dell’UE (quindi soldi miei e vostri), e sono accreditati tra i consulenti dell’ONU. La loro opera è stata utile a stilare i famosi “Standard per l’educazione sessuale in Europa” dell’OMS, diretti a insegnare ai bambini da 4 anni in su a masturbarsi, a toccarsi, a cambiare sesso. Tutto quadra, i conti tornano.

 

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E’ sempre la lucida analisi di Antonio Brandi a ricordarci l’aspetto teleologico di questo movimento: “Aborto, destrutturazione della famiglia, ideologia gender, omosessualismo, incesto e pedofilia, sono tra loro collegati. Occorre quindi agire in maniera organica con una battaglia a tutto campo, su tutti i fronti. Il sesso da o con i bambini è solo un altro confine repressivo da spazzare via, in nome della rivoluzione sessuale e libertaria che, contro ogni buon senso, contro la ragione e la legge naturale, si presenta con lo slogan obamiano “love is love”: basta che ci sia “l’amore”.

 

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Love is love“, appunto. Lo slogan sulla bocca di tutti. Eppure in pochi ricordano che l’amore non è affatto sempre Amore.

 

Dietro le quinte, come sempre, una montagna di soldi.  E’ sempre Provita a fare il punto preciso della situazione: il manager, grande esperto di marketing, prof. Paul E. Rondeau, della Regents University, nel 2002 ha dettato le linee guida per “Vendere l’omosessualità all’America ”. Una vera e propria azione strategica che si articola nei passaggi qui riassunti.

 

Step 1: “desensibilizzare”.  I media devono diffondere fino alla nausea messaggi, modelli e situazioni che rendano all’opinione pubblica la percezione che l’omosessualità sia estremamente diffusa, le coppie omosessuali più o meno famose devono essere comuni, normali, scontate. E come, tutti noi possiamo constatare, questo è fatto. Gli studi statistici dimostrano che – per esempio – negli Stati Uniti i gay sono meno del 3% della popolazione. Ma ciascuno di noi stenta a crederlo, non è vero?

 

Step 2: “bloccare”. Censurare in ogni modo le posizioni di chi ritiene che l’omosessualità non sia “normale”: insomma il “dalli all’omofobo” che stiamo subendo in ogni contesto, da un po’ di tempo a questa parte.

 

Step 3: “convertire”. Agire sulle masse, su coloro che non hanno una formazione culturale solida sull’argomento, affinché accettino la normalizzazione della cosa proposta: anche su questo la strategia messa in atto è a buon punto. Voi, però, se state leggendo questo post e se siete abbonati alla nostra rivista, siete fra quelli con la formazione culturale solida, di cui sopra: sta a voi diffondere le idee sane e “irrobustire” la cultura di coloro che vi sono prossimi.
Un’ultima considerazione, non ultima per importanza:
La stessa strategia è stata messa in atto per “vendere” la pedofilia.

Ancora una volta: cosa ci ricordano questi passaggi ben definiti e razionalmente calcolati?

Rivediamo la finestra di Overton:

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Tutto ciò è – ancora una volta  – perfettamente in linea con il pensiero di Mario Mieli, come è stato ricordato sul quotidiano Liberazione già nel 2008:

 

Altra grande rottura di senso è il riconoscimento della sessualità indistinta, gioiosa e vitale del bambino. Il bambino è, secondo Mieli, l’espressione più pura della transessualità profonda cui ciascun individuo è votato. È l’essere sessuale più libero, fino a quando il suo desiderio non viene irregimentato dalla Norma eterosessuale, che inibisce le potenzialità infinite dell’Eros. Discorso eversivo e scomodo oggi più che mai, in una società attanagliata dal tabù che investe senza appello il binomio sessualità-infanzia, ossessione quasi patologica che trasforma il timore della pedofilia in una vera e propria caccia alle streghe.
Quello di Mieli è un monito a tenere bene a mente la vitale, originaria e prorompente sessualità infantile, in modo da non imbrigliarla nelle coercizioni della Norma, che genera inevitabilmente repressione, omofobia, violenza, discriminazione. Mieli non dà risposte, ma lascia aperti interrogativi di ordine etico sul ruolo castrante del sistema educativo (rappresentato dalla famiglia in primis) e sulle potenzialità ancora ignote di un Eros che, se lasciato libero di esprimersi, può fondare una società diversa da quella in cui viviamo. Sicuramente più libera. (…) Una famiglia non eterosessuale, ancorché monosessuale, potrebbe educare un figlio senza castrarlo, ci chiediamo, inculcando in lui i valori di una sessualità più vicina al potenziale transessuale originario?
Possono le nuove famiglie contribuire a rompere il circolo vizioso della normatività normalizzante e della normalità normativa? Alla Norma Mieli contrappone l’assunzione e la pratica di tutte le perversioni, che restituiscono agli individui la condizione originaria di transessualità”.

 

 

 

 

 

Applaudite (!) sculture pedopornografiche dei fratelli Chapman:
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Detto questo, tentiamo ora una breve sintesi, per lo più riferita al caso italiano (ma non solo):

 

1977. L’iniziatore del movimento omosessuale in Italia, Mario Mieli, che considerava «opera redentiva», per entrambi,il sesso tra un adulto e un giovanissimo(e anche la necrofilia, la coprofagia e la pedofilia in senso stretto) ha pubblicato il suo libro Elementi di critica omosessuale, nel quale ha scritto: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica” (Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, Milano, Einaudi, 1977). E ancora: “la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose, annullando “democraticamente” ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie. A questa rivoluzione sociale sono di ostacolo i valori famigliari naturali e cristiani”. Morì suicida nel 1983. Col sostegno dei Radicali è nato il u.o.r.i. di Mario Mieli, centro culturale omosessuale che si ispira ai valori del suo beniamino.

 

1983. Nasce il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, associazione dedita alla difesa dei diritti civili delle persone LGBT. E’ una delle principali organizzatrici del Gay Pride di Roma e vede il transessuale Vladimir Luxuriatra i suoi esponenti ed è dedicata allo scrittore ateo e iniziatore del movimento omosessuale in Italia Mario Mieli, promotore della pedofilia e della liberalizzazione sessuale del fanciullo (vedi anche Contro la Leggenda nera). L’intellettuale riteneva anche che omosessualità e pedofilia fossero correlate (da Gris.Imola.it).

 

1990. Le associazioni omosessuali (COC) fondate da Jef Last (pedofilo omosessuale e amico di André Gide) nei Paesi Bassi hanno voluto e ottenuto la depenalizzazione dei contatti sessuali con giovanetti al di sopra dei 12 anni, avvenuta nel 1990. Le condizioni poste furono il consenso del giovane e il nulla osta dei genitori (da G.J.M. van den Aardweg, Matrimonio omosessuale e affidamento a omosessuali, 1998, p. 507 e da Pedofilia in Italia e cultura pedofila).

 

1996. Aldo Busi, noto ateo, anticlericale, radicale e omosessuale si è mostrato aperto alla pedofilia. Al Maurizio Costanzo Show ha dichiarato: “ma da quando la pedofilia è un crimine? Io ho fatto di tutto! Se anche un adulto masturbasse un ragazzino, che male ci sarebbe?”. Busi ha anche incolpato addirittura i minori di essere provocatori verso gli adulti. Ha affermato: “non c’è nulla di scandaloso se un ragazzo compie atti sessuali con un adulto e semmai sono i bambini a corrompere gli adulti e non viceversa”. Intervistato da Repubblica ha detto: “Può esistere una pedofilia blanda, quella praticata dai bambini sugli adulti. I bambini sono in certi casi corruttori degli adulti. Oggi cercano il capro espiatorio nel cosiddetto pedofilo, come ieri negli zingari, negli omosessuali, negli ebrei, nei palestinesi, nelle donne, ma anche i bambini hanno la loro brava sessualità e che gli adulti non devono più reprimerla” (da Repubblica 12/12/1996).

 

2001. L’avanzata di Overton: esiste una “pedofilia buona” e una “cattiva”. Giuseppe Anzani su “Avvenire” (22 maggio 2001), condanna i “distinguo” tra una pedofilia “buona” e una cattiva: “Già in passato i fabbricanti di opinione hanno posto i loro ’distinguo’, ad esempio per il sesso adulto che occhieggia i bambini “sofficemente” senza violenza fisica, con una sorta di complice intesa. Folli. Questi veleni vanno stroncati sul nascere, perché il bambino è violato in modo ancora più subdolo e micidiale (…) C’è qualcosa che uccide nell’anima, prima di profanare o straziare il corpo. Le cose mostruose che seguono, e che oggi ci strappano indignazione sgomento, sono conseguenze”. Su questa medesima linea si muove lo scrittore Claudio Camarca, autore del recente libro “SOS pedofilia”, che condanna i cosiddetti “Intellettuali” italiani che, conniventi oggettivi, si rifiutano di esaminare e denunciare le mire ideologiche e politiche della lobby pedofila, quando addirittura non le giustificano: “Si, molti sedicenti intellettuali sono i mandanti della pedofilia in Italia. Magari vanno in televisione a sostenere che la pedofilia è un fatto naturale, che la pedofilia ’dolce’ non è un male. Storie, menzogne. La cosiddetta pedofilia ’dolce’ è la peggiore, le lusinghe creano nel bambino un contesto di ambiguità terribile. La violenza può anche essere spiegata, e allora il mostro lo identifichi, ma chi ti lusinga ti fa credere invece di essere tu, il bimbo, la parte attiva.” (“Avvenire”, 24 maggio 2001). [Fonte: “Contro la leggenda nera”].

 

2006«Via libera al partito pedofilo». Sentenza choc in Olanda. Un tribunale ha respinto l’istanza di un’associazione che aveva chiesto di proibire al partito la partecipazione alle elezioni. La decisione dei giudici motivata con il rispetto della «libertà d’espressione». Articolo: “La rabbia è esplosa sul web pochi minuti dopo la lettura dell’ordinanza. «È una vergogna», «Stanno attentando ai valori della nostra società», «Non voglio più vivere in questo Paese». Siti Internet e blog sono assurti ieri ad incubatore delle proteste. La decisione di una Corte dell’Aja di non bandire dalle prossime elezioni politiche olandesi il partito pedofilo Amore del prossimo, libertà e diversità (Nvd) ha scatenato la rabbia di quanti speravano in un intervento dei giudici per frenare sul nascere l’ennesima svolta-choc nei Paesi Bassi. Il tribunale – chiamato ad esprimersi su un esposto presentato dall’associazione Soelaas e dagli attivisti del gruppo Diritto fondamentale alla sicurezza nell’educazione – ha invece dato ragione al movimento pedofilo, in nome della «libertà d’espressione». Una «interpretazione troppo estensiva della tradizionale tolleranza olandese», secondo la definizione di un’associazione dei Paesi Bassi che si batte per i diritti dei bambini. «Dopo aver già liberalizzato l’eutanasia infantile le nostre autorità hanno fallito di nuovo», scrive Jaap, 46enne di Utrecht, su un forum on-line. «Saranno gli elettori a giudicare le ragioni di questo come degli altri partiti», ha dichiarato il giudice H. Hofhuis argomentando la decisione della Corte. A giudicare dai sondaggi, comunque, la sicumera mostrata ieri dal fondatore dell’Nvd, il 62enne Ad van der Berg, dettosi certo di un successo elettorale, sembra eccessiva. Circa 85 olandesi su 100 si sono infatti detti «assolutamente contrari» al nuovo partito, e ribadito la necessità di rendere illegale la promozione della pedofilia. «Gli olandesi devono far sentire vigorosamente la loro voce, se vogliamo evitare di sacrificare l’innocenza dei nostri bambini agli interessi pedofili», ha sottolineato l’associazione No Kidding. «La pedofilia e la pornografia infantile dovrebbero essere un tabù», è la posizione del partito calvinista Sgp sul gruppo di van der Berg, un gruppo «dagli ideali perversi», secondo la definizione del parlamentare olandese Geert Wilders. Il Telegraaf, il quotidiano più venduto dei Paesi Bassi, ha definito più volte «insensata» la creazione del nuovo soggetto politico, e anche gli altri media del Paese hanno criticato con forza il «manifesto» del gruppo. Il programma dell’Nvd è ritenuto dagli analisti «inquietante». Il movimento pedofilo punta innanzitutto all’abbassamento della soglia dell’«età del consenso»: il limite per la liceità dei rapporti sessuali tra adulti e adolescenti dovrebbe essere abbassato dai 16 ai 12 anni, e poi gradualmente abolito. Anche la diffusione e il possesso di materiale pedo-pornografico dovrebbe essere depenalizzato, e dovrebbe essere consentita la partecipazione dei giovanissimi a film ad alto contenuto erotico. Il tutto in nome di un presunto «scopo educativo». Il codice civile olandese vieta espressamente soltanto quei movimenti che si rifanno a «odio, discriminazione razziale e xenofobia». Seguendo questa norma, il tribunale dell’Aja ha rigettato l’imposizione del bando. Ma viste le immediate reazioni dell’opinione pubblica a tale decisione, il partito pedofilo non sembra destinato ad ottenere vasti consensi nei Paesi Bassi”. (Fonte: Paolo M. Alfieri, AVVENIREMartedì 18 luglio 2006).

 

2006. Denuncia di un europarlamentare: pedofilia dialaga nell’Ue. L’Ue latita sulla pedofilia, di Luca Volontè (Capogruppo Udc alla Camera dei deputati): “In una recente intervista a un noto settimanale femminile, l’europarlamentare di An Cristiana Muscardini tuona contro l’ascesa del partito dei pedofili in Europa. Con una coraggiosa presa di posizione, la deputata Ue spiega che la realtà è inquietante non solo per il fatto in sé, ma perché si tratta di una pratica in uso anche da alcuni colleghi a Bruxelles… (leggi qui)

 

Il caso Aldo Busi. L’Associazione Nazionale Sociologie l’Osservatorio sui Diritti dei Minori ha preso posizione contro l’ateo anticlericale e omosessuale Aldo Busi, ritenuto “pro-pedofilo” (da ASCA.it e OneTv.it). Nel suo libro “Manuale per il perfetto papà”, ha infatti spiegato che l’età per rapporti omosessuali ritenuta da lui lecita è a partire dai tredici anni, in quanto a questa età un ragazzo, sarebbe adulto e libero di decidere di avere rapporti con un altro uomo. Nel 1996 ha dichiarato al Maurizio Costanzo Show: “ma da quando la pedofilia è un crimine? Io ho fatto di tutto! Se anche un adulto masturbasse un ragazzino, che male ci sarebbe?

(Sul “caso Busi” si trovano in rete un interessante video ed una memoria precisa):

 

Per chi fosse interessato ad una disamina più articolata sui rapporti generali tra laicismo e pedofilia, segnalo l’ottimo reportage di UCCR, da leggere qui.

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 (… segue una seconda parte: sui legami concettuali)

 

Alessandro Benigni