Contro il Cirinnà, a difesa del diritto del bambino

cirinnà-675-675x275La legittimazione della cosiddetta “omogenitorialità“, compresa la forma derivata della “stepchild adoption“, costituisce una palese violazione dei diritti e della dignità del bambino (cfr. Art. 7 Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia): non solo contrasta con l’evidenza (nessuno è figlio di due padri o due madri), ma riduce lo strumento dell’adozione ad un metodo per dare bambini a chi non può averne, dimenticando che l’adozione serve invece a dare un padre e una madre sostitutivi a chi li ha perduti, nell’interesse supremo del bambino. Quello che il ddl Cirinnà consentirebbe, contrasta inoltre con ciò che la scienza afferma sui danni che i bambini si trovano a subire in coppie dello stesso sesso.
Molti studi, già a partire dagli anni ’90, evidenziano sia le differenze psicologiche tra l’uomo e la donna, sia la loro ricchezza specifica come necessarie allo sviluppo psicologico, affettivo e caratteriale del figlio. Tali specificità evidentemente si perdono nella “famiglia omogenitoriale”.

Tutte le indagini più credibili effettuate sul campo convergono poi sul fatto che la stabilità della relazione della coppia sia uno dei pilastri fondamentali del benessere psico-fisico dei bambini: le coppie same sex, come ammettomo anche studi provenienti dallo stesso mondo gay (a partire di quella di Bell e Weinberg) convergono nell’evidenziare una forte instabilità delle coppie omosessuali (con o senza bambini a carico).
Inoltre ricerche basate su dati statistici nazionali, provenienti da enti ufficiali, governativi e non certo ostili agli LGBT (come il recente National Health Survey USA del 2013) mostrano come rispetto alla popolazione generale, il livello di salute psico-fisica della popolazione omosessuale o bisessuale sia significativamente peggiore degli eterosessuali (es. depressioni e altri problemi psicologici, tossicodipendenza, alcolismo, certi tipi di tumori, HIV, aspettativa di vita, ecc). Ed è chiaro a tutti che un livello più basso di salute psico-fisica di eventuali genitori non può non influire negativamente sui bambini.

Scrivendo sul British Journal of Education, Society & Behavioural Science, una nota e prestigiosa rivista peer-reviewed, il sociologo americano Paul Sullins afferma che i “problemi emotivi [sono] maggiori per i bambini con genitori dello stesso sesso rispetto a quelli con genitori di sesso opposto addirittura con una incidenza più che doppia”.
Il dottor Sullins afferma inoltre che “non è più lecito affermare che nessuno studio ha trovato i bambini che vivono in famiglie omogenitoriali svantaggiati rispetto a quelli in famiglie eterosessuali.”
Si deve notare che lo studio Sullins si basa un campione più ampio rispetto a quelli di qualsiasi altro precedente – 512 bambini con “genitori” dello stesso sesso; dati tratti dal Interview Survey National Health. I problemi emotivi rilevati sono molteplici, compresi comportamenti scorretti, preoccupazioni, depressione, rapporti difficili con i coetanei e incapacità di concentrarsi.

Un altro nuovo studio recentissimo (del 2015, The Unexpected Harm of Same-Sex Marriage: A Critical Appraisal, Replication and Re-Analysis of Wainright and Patterson’s Studies of Adolescents with Same-Sex Parents) smonta in modo definitivo il mito che il sesso dei genitori non influisca sull’equilibrio psico-fisico dei bambini. La ricerca, pubblicata sul British Journal of Education, Society & Behavioural Science riesamina 3 precedenti studi basati su un campione rappresentativo della popolazione che avevano concluso che i bambini che crescono con genitori dello stesso sesso non hanno svantaggi rispetto a quelli che crescono con genitori di sesso opposto. La revisione dei dati ha fatto emergere che dei 44 casi di coppie lesbiche che costituivano il campione, ben 27 erano in realtà costituiti da casi mal identificati di genitori eterosessuali. L’analisi dei dati “purgata” di questo errore ha rivelato che gli adolescenti cresciuti con genitori dello stesso sesso sperimentano maggiore ansia e minore autonomia rispetto a quelli cresciuti con genitori di sesso opposto anche se risultano raggiungere migliori risultati scolastici.
Ma la cosa più sorprendente è scaturita dalla comparazione effettuata all’interno del gruppo dei ragazzi cresciuti in famiglie omosessuali. Quelli con genitori “sposati” mostrano sintomi depressivi, crisi di panico e pianto in misura ben maggiore di quelli semplicemente conviventi.

Le ragioni di questa disparità non sono chiare, forse il matrimonio dei partner dello stesso sesso leva ogni speranza ai bambini di trovare o ritrovare il genitore mancante.
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Il dovuto rispetto alle persone omosessuali non può tradursi nella negazione del diritto del bambino, della sua dignità, della sua sacralità.
Le persone, tutte, bambini compresi, sono soggetti di diritto, non oggetto di diritto altrui.

Non dimentichiamolo.

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Alessandro Benigni, Note minime, Ottobre 2015

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Note:

La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, Art. 7 . “Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi”.

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Approfondimenti:

  1. Pediatri italiani: crescita armoniosa per il bambino solo con mamma e papà. 
  2. Adozioni in coppie dello stesso sesso? Gli esperti dicono di no.
  3. Psicologi, giuristi, sociologi, filosofi: il bambino ha diritto ad un padre e una madre.
  4. Claude Halmos: è sbagliato affermare che le coppie omosessuali sono uguali a quelle etero.
  5. Non è affatto vero che “la scienza sostiene la (cosiddetta) omo-genitorialità”.

 

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