“Oggi viviamo il tempo in cui sempre più la politica entra in merito al tema soggettivo e intimo della sessualità degli individui. Il «pubblico» pretende di esercitare un’egemonia sul « privato » per inglobarlo, gestirlo e istituire strategie per produrre profitto. Il gender, non dimentichiamolo, offre la migliore giustificazione per il business delle biotecnologie e per il mercato della biogenetica, promuovendo silenziosamente il progetto biopo- litico dell’ipermodernità. Non solo. Asseconda il capita- lismo globale favorendo l’ipertrofia dei diritti per espan- dere il mercato del consenso a nuovi soggetti «politici». In questa prospettiva ecco pronto il dispositivo dell’assoggettamento e dell’instaurazione del debito.
Quali implicazioni derivano dalla constatazione secondo cui la «cosa pubblica» interviene sempre più sulla « cosa sessuale » che accade tra due esseri umani? Il matrimonio gay ne è l’esempio più evidente. Le sue implicazioni più inquietanti sono quelle che coinvolgo- no soggetti terzi: la possibilità delle adozioni, l’uso dell’eterologa, gli uteri in affitto. Anche il «bene comune» va considerato un soggetto terzo. A risultare minacciati sono inoltre i termini padre e madre, sostituiti con genitore 1 e genitore 2, la struttura della famiglia, l’istanza del figlio, la filiazione, la trasmissione tra le generazioni. La negazione di queste istanze ha il sapore di un nuovo nichilismo”.
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Giancarlo Ricci, Sessualità e politica. Viaggio nell’arcipelago gender (Sugarco 2016)
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