68. “Con quale diritto mi avete fatto questo?”

estoy triste, muy triste

L’argomento delle “famiglie arcobaleno” – “genitori omosessuali” con bambini felici non regge. Non regge alla prova dell’evidenza, cui ogni supposizione di realtà oggettiva deve sottoporsi. Non basta l’ideologia: la realtà delle cose resiste alle strumentalizzazioni, alle forzature, alle pretese di modificare ciò che si vede, si tocca con mano. Non è la realtà a doversi adottare artificiosamente alla teoria, ma viceversa.

E l’argomento ripetuto ossessivamente come se fosse una specie di mantra dei “trent’anni di studi” che confermerebbero l’assenza di danni psicologici e la crescita perfettamente normale di bambini coscientemente e freddamente deprivati a tavolino della figura paterna o della figura materna (o di entrambe), è del tutto risibile. Per non parlare dei vergognosi filmatini che impazzano sul web in cui i bambini vengono utilizzati a mo’ di spot pubblicitario per sostenere l’assurda tesi che realtà diverse sono tra loro uguali e per mostrare l’impossibile: che coppie omosessuali che adottano un bambino sono “uguali” alle famiglie naturali. Prima di tutto occorrerà ricordare che esistono montagne di studi e di ricerche psicologiche che mostrano le gravi difficoltà e i problemi che incontrano i bambini deprivati del padre, della madre o di entrambi. Un elenco – peraltro incompleto – è disponibile nella bibliografia in fondo a questa pagina. In secondo luogo occorre richiamare l’attenzione all’assurdità epistemologica di chi pretende che la Psicologia “dimostri” qualcosa. La Psicologia non è infatti la matematica, e mentre quest’ultima dimostra enunciati sempre veri, la cui negazione implica contraddizione, la Psicologia costruisce descrizioni dell’uomo che sono sempre ipotetiche, valide come costrutto teorico o come ipotesi interpretativa dell’esperienza, che può sempre essere corretta, migliorata oppure negata da una teoria successiva che è in grado di spiegare in modo più convincente questo o quell’aspetto della natura umana. Inoltre, sia le indagini sia i metodi sia i risultati delle ricerche psicologiche dipendono dal quadro teorico assunto dai ricercatori, in modo che ciò che risulta corretto in ambito Psicoanalitico non lo è per il Comportamentismo, o per il Cognitivismo, o per la P.N.L., e via dicendo. In altre parole NON è possibile utilizzare un serie di studi – quale che sia il risultato di queste ricerche – per stabilire alcunché di definitivo circa la natura umana. Figuriamoci se possiamo basarci su questi assunti fragilissimi – per non dire del tutto inconsistenti – per proporre una rivoluzione antropologica verso il basso che mai si è vista nella storia umana, dove i bambini da soggetti diventano oggetti di diritto, pronti ad essere utilizzati come piccoli animaletti da compagnia, per soddisfare i bisogni psicologici degli adulti (e non viceversa).In terzo luogo occorre ribadire che qualsiasi filmatino, per il semplice fatto che è stato pre-disposto, non ritrarre la realtà, ma una finzione. E’ nota per esempio la Sindrome di Stoccolma, per cui il soggetto (la vittima) durante l’abuso o lo stato di costrizione, prova un sentimento positivo, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino. Quale bambino non si mostrerebbe sorridente con chi si prende cura di lui? Se è stato deprivato, poniamo, della madre, non avrà ancora coscienza di ciò che gli è stato tolto, del bene di cui è stato privato per soddisfare l’amore egoistico (malato) degli adulti. Chissà se faranno anche i filmatini in grado di testimoniare il momento in cui il bambino si chiede dov’è la sua mamma (o il suo papà), come mai non ne ha uno/a e, più avanti, quando chiederà ai suoi “genitori”: “con quale diritto mi avete fatto questo?”.

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Alessandro Benigni, Note minime, 2014