
LA QUESTIONE DELL’ESSERE (Seinsfrage)
La questione dell’essere è il filo conduttore che attraversa l’intero pensiero heideggeriano. Essa consiste nel tentare di capire se alla base della polisemia dell’ente vi sia un significato unitario di essere che regge tutti gli altri, ovvero se, al di là degli enti, si dia un essere (differenza ontologica essere-enti). In ogni domanda si possono distinguere: “ciò che si domanda”, “ciò che è investito dalla domanda” e “ciò che si ottiene, o si mira a ottenere con la domanda”. Nella domanda dell’essere “ciò che si domanda” è l’essere dell’ente, “ciò che è investito dalla domanda” è l’Esserci, mentre “ciò che si ottiene” è il senso dell’essere in generale. Il domandare è per Heidegger la disposizione e l’attitudine che caratterizza il pensiero filosofico, tanto che affermerà: “Il domandare è la pietà del pensare”.
METAFISICA DELLA PRESENZA
La metafisica della presenza, nella quale l’essere è essenzialmente ridotto all’ente-presente, è l’orizzonte nel quale può attecchire il progetto di padroneggiamento conoscitivo ed operativo dell’intera realtà, che comincia con i Greci e va fino all’essenza della tecnica moderna. Ora, essendo la presenza, il presente, solamente una delle dimensioni del tempo, si tratta per Heidegger di ritornare a pensare l’essere in relazione alla totalità delle articolazioni temporali, in modo che esso non venga più inteso unicamente come presenza e non venga più catturato in una dimensione in cui, per il suo carattere presenza stabile, non può sfuggire al controllo e al dominio del soggetto. In questa prospettiva la “categoria” del tempo, la temporalità, diventa principio e orizzonte per la riproposizione della questione dell’essere e del suo senso. Di qui il titolo dell’opera del 1927, Essere e tempo.
ONTOLOGIA FONDAMENTALE – ANALITICA ESISTENZIALE
“Ontologia fondamentale” è il termine con cui Heidegger definisce la propria dottrina dell’essere. L’ontologia è detta “fondamentale” perché intende riportare l’ontologia al suo fondamento, cioè all’Esserci in quanto esso è l’ente in grado di porsi la domanda dell’essere. L’analitica esistenziale è dunque la base dell’ontologia fondamentale. “Analitica esistenziale” è un termine, di ascendenza kantiana, che indica una comprensione non “teoreticistica” della vita umana, ma capace di coglierne il movimento intrinsecamente “pratico”.
ESISTENTIVO – ESISTENZIALE
Questa coppia concettuale è utilizzata per distinguere il piano delle determinazioni dell’esistenza considerata nella sua immediatezza (esistentivo) da quello delle determinazioni ontologiche che si riferiscono invece all’esistenza quale modo d’essere specifico dell’Esserci (esistenziale). Gli esistenziali sono le determinazioni concettuali che Heidegger elabora al fine di cogliere in maniera adeguata l’esistenza nei suoi tratti originari.
ONTICO – ONTOLOGICO
Heidegger introduce il neologismo “ontico” per distinguere le determinazioni che si riferiscono all’ente nella sua immediatezza, colto secondo un atteggiamento non filosofico, da quelle “ontologiche” che si riferiscono all’ente considerato invece nella sua specifica modalità di essere, nella sua costituzione ontologica, secondo un atteggiamento filosofico.
ESSERCI (Dasein)
L’Esserci, il cui modo d’essere è l’esistenza, è l’ente che noi stessi sempre siamo e che, rapportandosi già sempre al proprio essere e all’essere che incontra nel mondo, ha la possibilità di porre la questione dell’essere (primato ontologico).
N.B.: Il “da” (il “ci” in italiano) non è un “qui” o “là” meramente locale, ma indica l’apertura (Erschlossenheit) originaria dell’Esserci in quanto essere-nel-mondo.
➔ ESISTENZA (Existenz)
È il modo di essere dell’Esserci, della vita umana; è il suo carattere “estatico”, nel senso del suo “stare fuori” ed essere esposta al suo “non ancora”, che esige di essere progettato e deciso. L’Esserci è un “essere-avanti-a-sé”, in quanto è un ente che si progetta in possibilità, ed è un “avere da-essere”, in quanto la determinazione fondamentale del suo modo di essere consiste nel suo costitutivo riferirsi al proprio essere decidendo di esso. Il rapportarsi dell’Esserci al proprio essere non è di tipo constatativo e riflessivo, non avviene mediante un ripiegamento su sé stesso di tipo teoretico, ma è “pratico-morale” (nel senso della praxis aristotelica).
➔ POTER ESSERE (Seinkönnen)
L’esistenza è la costituzione ontologica della vita umana in quanto essa è un “poter essere”, un ente che “fintanto che è, ancora non è”, e la cui radice ultima è la “temporalità originaria” (Zeitlichkeit). L’Esserci infatti non si riduce mai soltanto a ciò che di fatto è, ma si protende, oltre ciò che fattualmente e attualmente è, verso ciò che può essere. È costitutivamente proteso – in base a ciò che è stato e che può essere – verso il suo ineludibile da farsi: è un ente che, fintanto che è, ancora non è. Ha da essere, giacché non è essere puro, ma è contaminato dal non essere: come tale si dilata nel tempo, è “temporalità”.
ESSERE-NEL-MONDO (In-der-Welt-sein)
È l’originaria coappartenenza di Esserci e mondo. L’esistenza umana non è qualcosa che stia dapprima isolata in sé e a cui successivamente si aggiunga un mondo, ma è originariamente costituita come un’apertura. Heidegger intende in tal modo superare la separazione moderna tra res cogitans e res extensa, tra soggetto e oggetto, tra psiche e realtà esterna, tra mente e corpo.
L’essere-nel-mondo si articola nel trinomio:
1) mondo ambiente (Umwelt)
2) mondo degli altri (Mitwelt)
3) mondo del sé (Selbstwelt)
N.B.: Dal 1925 questo trinomio viene ridotto da Heidegger al binomio: essere-nel-mondo e essere-tra-gli altri.
MODALITA’ DI ESSERE
1) degli enti difformi dall’Esserci (cose): UTILIZZABILITA’ (modalità operativa manipolativa) e SEMPLICE PRESENZA (modalità osservativa constatativa).
2) dell’Esserci: l’ESISTENZA.
MODI DI ESSERE DELLE COSE
1) UTILIZZABILITA’ o ESSERE ALLA MANO (Zuhandenheit)
L’Esserci si muove nel “mondo-ambiente” adottando innanzitutto e per lo più un atteggiamento di tipo pratico-poietico (“commercio”), secondo la modalità del “prendersi cura” (Besorgen) che è l’avere a che fare con le cose del mondo-ambiente. Queste ultime si presentano primariamente come mezzi, come cose utilizzabili, con un loro rispettivo “per-che”, ossia una loro specifica utilizzabilità. Lo “strumento” rientra così in un contesto di utilizzabilità nel quale, secondo un rimando di mezzo a fine, rinvia a qualcos’altro che rappresenta il suo “a-che”. Si genera così un insieme di rinvii che mette capo a un principio e a un filo conduttore, a un “in vista-di-cui”, che non è in ragione di altro ma in ragione di sé stesso. Tale principio è l’Esserci.
➔ CIRCOSPEZIONE o VISIONE AMBIENTALE PREVEGGENTE (Umsicht): il peculiare modo di vedere secondo cui l’Esserci si orienta nel suo avere a che fare con i mezzi all’interno della totalità dei rimandi.
2) SEMPLICE-PRESENZA (Vorhandenheit)
Gli enti sono “semplicemente presenti”, “sottomano”, “lì davanti” quando l’Esserci si rapporta a loro nell’atteggiamento osservativo e contatativo di tipo teoretico.
➔ TEORIA: atteggiamento derivato e difettivo rispetto a quello pratico-poietico che invece è primario. È un atteggiamento secondario, che scaturisce da una modificazione di quello primario. Questa modificazione ha luogo per l’interrompersi della catena di rinvii del prendersi cura quotidiano (es. del falegname).
➔ ASSERZIONE (discorso apofantico-dichiarativo):
PRESENZA: un ente tanto più è quanto più ha il carattere della presenza stabile. La presenza caratterizza il modo d’essere degli enti che stanno di fronte (oggetto= Gegenstand, “ciò che è di fronte”) a un soggetto che se li rap-presenta e pone dinanzi, ed è dunque correlativo della repraesentatio in senso moderno.
CURA (SORGE)
È la determinazione fondamentale dell’Esserci. Indica che l’Esserci è sempre “proteso verso qualcosa”, è “intenzionalità”, non soltanto secondo comportamenti conoscitivi, bensì in un senso più ampio che include anche gli altri possibili comportamenti.
Si articola in: 1) “prendersi cura” (Besorgen) delle cose; 2) “aver cura” (Fursorgen) degli altri.
È la totalità delle strutture dell’Esserci, l’unità in cui si raccolgono tutti gli esistenziali, laddove gli esistenziali fondamentali sono: “sentirsi situati”, comprensione e discorso (v.).
Le determinazioni fondamentali della Cura sono: esistenzialità, fatticità/gettatezza e decadimento (v.).
ESISTENZIALI FONDAMENTALI
1) SITUAZIONE EMOTIVA o SENTIRSI SITUATI (Befindilchkeit)
È l’insieme degli elementi di passività, opacità e condizionatezza che caratterizzano il modo d’essere finito dell’Esserci. Essa esprime dunque il carattere “situato” della vita, il suo movimento passivo e ricettivo.
➔ TONALITA’ EMOTIVA (Stimmung): l’Esserci sta sempre in una certa “tonalità emotiva” o “disposizione”, nella quale si sente situato. Gli atti tradizionalmente considerati inferiori (rispetto alla razionalità) della sensibilità e dell’emotività sono invece per Heidegger essenziali per la comprensione della vita umana.
➔ La tonalità emotiva manifesta la GETTATEZZA (Geworfenheit): l’essere “già-sempre-in-un-mondo” non nel modo del “che c’è”, ma bensì di un “che c’è e ha da essere” (è lo stato per cui l’Esserci è all’oscuro circa la propria provenienza e destinazione); e la FATTICITA’ (Faktizitat), la quale non è il mero factum brutum di qualcosa che meramente sussiste, non è la Tatsachlichkeit propria degli enti difformi dall’Esserci, e si sottrae in linea di principio ad una elaborazione concettuale.
Emozioni fondamentali (Grundstimmungen): 1) paura 🖉 vita inautentica; 2) angoscia 🖉 vita autentica.
2) COMPRENSIONE (Verstehen)
Da semplice operazione conoscitiva (così come viene concepita tradizionalmente) diviene il modo stesso in cui la vita umana si articola nel suo essere nel mondo e nella storia. Non è un atto conoscitivo di tipo teoretico, bensì una determinazione più ampia, di tipo originariamente pratico: indica infatti il movimento spontaneo e produttivo dell’Esserci in quanto esso è un poter-essere, ovvero progetta e attua il suo essere secondo possibilità che di volta in volta assume come proprie. È “l’azione originaria dell’esistenza umana”.
➔ PRECOMPRENSIONE. La comprensione, che è la capacità di autoprogettarsi, di intervenire nel flusso in cui si è gettati, ha una pre-struttura (o pre-comprensione): è la struttura anticipante che sta alla base della comprensione, la “situazione ermeneutica” a partire da cui ha luogo l’interpretazione. Si tratta della costitutiva apertura dell’Esserci alle varie possibilità.
➔ INTERPRETAZIONE. È l’esplicitazione, l’attualizzazione di una possibilità in particolare.
➔ ERMENEUTICA. È l’analisi della vita umana che ne salvaguardi, a livello concettuale, il peculiare movimento, considerandolo nel suo puro “come”, nella modalità fondamentale della “pratica” del suo attuarsi, senza perdersi nella considerazione teoretica dei suoi contenuti particolari che lo oggettiverebbero e reificherebbero.
➔ SENSO. È la struttura fondamentale dell’apertura del Ci alla comprensione.
3) DISCORSO (Rede)
Cooriginario al “sentirsi situato” e alla comprensione, corrisponde al logos. Esso implica che l’insieme dei contenuti e dei significati, che riempiono l’esistenza, sia un tutto articolato discorsivamente, linguisticamente.
N.B.: Sentirsi situato e comprensione sono complementari.
AUTENTICITA’ (Eigentlichkeit) – INAUTENTICITA’ (Uneigentlichkeit)
Sono le due modalità secondo cui l’Esserci può attuare il suo “poter essere”, ossia vivere il movimento della vita realizzandosi in rispettive possibilità. In quanto “poter essere”, esso non è quel che è una volta per tutte, ma richiede ognora di essere progettato e deciso. L’Esserci deve quindi decidere cosa ha da essere, e assumere su di sé il peso di tale decisione. Ciò implica una duplice dinamica:
1) INAUTENTICITA’: L’Esserci tende a sgravarsi di tale incombenza, decidendo, anziché “in proprio”, secondo soluzioni già pronte che gli provengono dal mondo degli altri, cioè dal “Sì” impersonale.
2) AUTENTICITA’: L’Esserci può scegliere e attuare le possibilità che scaturiscono dal suo Sé-stesso, raggiungendo ciò che gli è “proprio”, l’autenticità.
I termini tedeschi eigentilich e uneigentlich esprimono bene questa dinamica poiché possono essere intesi alla lettera nel senso di “proprio” e “improprio”, prima ancora che in quello di “autentico” e “inautentico”.
INAUTENTICITA’
– DEIEZIONE o DECADIMENTO (Verfallen): è la tendenza dell’Esserci, dimentico di sé stesso, a cadere e a perdersi in ciò che incontra nel mondo-ambiente di cui si prende cura o nel mondo degli altri di cui ha cura.
– DITTATURA DEL “Si” (Man): “si” (man) è un pronome impersonale che significa tutti in generale e nessuno in particolare. La “dittatura del Si” è la determinazione esistenziale che corrisponde alla tendenza insita nell’Esserci a livellare sé stesso sui modi di comportamento degli altri. Dovendo decidere che fare del proprio essere, l’Esserci tende a sgravarsi del peso di tale decisione assumendo le soluzioni che il “Si” tiene pronte e gli prospetta. Innanzitutto l’Esserci non è dunque sé stesso, ma piuttosto ciò che la “dittatura del Si” gli suggerisce e gli impone di essere, e per lo più tende a restare tale.
– QUOTIDIANITA’ – MEDIETA’: indica il carattere che l’esistenza assume “innanzitutto e per lo più”, ossia quando segue le modalità di comportamento quotidiane che il “Si” impersonale suggerisce all’Esserci soccorrendolo nel suo bisogno di sicurezza. L’Esserci tende ad adagiarsi nelle modalità di comportamento più ovvie e immediate, cioè “medie”, comuni a tutti e a nessuno, dunque improprie e inautentiche. Come tali, da un lato esse distolgono l’Esserci da sé stesso e dalle sue possibilità più proprie, dall’altro lato, per la sicurezza che infondono, esercitano su di lui una fatale attrazione, mantenendolo innanzitutto e per lo più sotto il suo dominio.
– CHIACCHIERA – CURIOSITA’- EQUIVOCO
– PAURA: è sempre paura di qualcosa di determinato, si riferisce a una causa precisa. È lo stato d’animo fondamentale (Grundstimmung) della vita inautentica.
AUTENTICITA’
– ANGOSCIA: è lo stato d’animo fondamentale (Grundstimmung) della vita autentica. Non è provocata da nulla di deterimanto. Insorge quando “uno meno se lo aspetta”. Spaesa l’Esserci e fa sì che il senso dell’ente nel suo insieme si dilegui. In tal modo l’angoscia sospende l’Esserci nel Niente (Nicht) e lo spinge a porsi l’interrogativo che è all’origine del filosofare: perché è in generale l’ente e non piuttosto il Niente? 🖉 l’angoscia motiva l’EPOCHE’, ovvero la conversione dall’atteggiamento naturale all’atteggiamento filosofico (vs. epoché come atto primariamente teoretico in Husserl).
– COSCIENZA (Gewissen): da intendere in senso morale e da non confondere con la coscienza teoretica (consapevolezza). È un tratto fondamentale del movimento dell’esistenza. È l’indicazione formale della possibilità, insita nell’Esserci, che esso si lasci chiamare a sé stesso, sottraendosi alle distrazioni in cui innanzitutto e per lo più il “Si” impersonale lo distoglie. La coscienza, nella sua chiamata, chiama dunque l’Esserci a sé stesso, dischiudendogli il suo poter essere più proprio, la sua costituzione ontologica in quanto avere-da-essere, Cura e temporalità originaria. Dalla perdizione del livellamento nella medietà, impostagli dal “Si”, l’Esserci esce quanto, prestando ascolto alla chiamata della coscienza, sceglie di essere sé stesso e si decide per l’autenticità.
– ESSERE-PER-LA-MORTE (Sein zum Tode): La morte che l’Esserci può prefigurare quale sua possibilità estrema – indeterminata nel “quando” ma certa nel suo incombere – apre la prospettiva per considerare l’esistenza nella sua totalità e nella sua finitudine: la morte determina il poter essere finito dell’Esserci, che, dunque, è detto un “essere-per-la-morte” (i trattini indicano che siamo al cospetto di un esistenziale). Mediante l’ “anticipazione” della propria morte, l’Esserci assume la retta attitudine per rapportarsi in modo autentico al suo poter essere più proprio in quanto Cura e temporalità originaria.
– MORTE: non denota il momento biologico reale nel quale la vita giunge al suo termine e cessa, bensì il tratto costitutivo della finitudine, la modalità esistenziale per cui la vita umana è un “movimento” finito: non un “atto puro”, bensì un “poter essere” affetto dalla temporalità e aperto alla possibilità del suo non essere.
DETERMINAZIONI FONDAMENTALI DELLA CURA
1) ESISTENZIALITA’: essere-avanti-a-sé (futuro) 🖉 se domina: autenticità
2) FATTICITA’ o GETTATEZZA: essere-già-nel-mondo (passato)
3) DECADIMENTO o DEIEZIONE: essere-presso (presente) 🖉 se domina: inautenticità
TEMPORALITA’ (Zeitlichkeit)
è la costituzione ontologica dell’Esserci, in cui si fonda l’unità delle tre determinazioni fondamentali che costituiscono la struttura della Cura:
1) In quanto è un “essere-avanti-a-sé”, esprime l’ESISTENZIALITA’ dell’Esserci, ossia il suo stare fuori – in quanto “poter-essere” – oltre la puntualità del presente protendendosi verso la maturazione dell’avvenire.
2) Questo protendersi però non è puro, bensì sempre calato in un “essere-già-nel-mondo”: come tale la Cura è FATTICITA’ o GETTATEZZA in un mondo e in una storia, la cui origine nel “passato” è sottratta alla disponibilità dell’Esserci.
3) La Cura è anche un “essere-presso-l’ente-che-si-incontra-nel-mondo”, cioè DECADIMENTO nel “presente”.
La Cura si connette dunque con l’articolazione temporale di futuro, passato e presente, e ha il proprio fondamento unitario nella temporalità originaria dell’Esserci in quanto “poter-essere”. Queste tre dimensioni temporali, però, si compiono o trovano maturazione in maniera diversa a seconda che l’Esserci esplichi il suo poter-essere nella modalità inautentica, appiattendosi nell’impersonalità del “Si”, oppure nella modalità autentica, ascoltando la chiamata della “coscienza”: nell’inautenticità predomina il presente, nell’autenticità il futuro.