Pierluigi Fagan: “Prospettive. Quadro minimo di riepilogo sullo stato delle cose Covid19 nel Mondo”

unnamed

 

Prospettive. Quadro minimo di riepilogo sullo stato delle cose Covid19 nel Mondo

 

 

96407255_10220975030261059_4963262729788850176_n1) I casi verificati ad oggi nel mondo sono 3.500.000, i morti 250.000. Rispetto alla prima voce, la seconda ne è il 7,1%. Gli epidemiologi però, dicono che la prima voce è solo il circa 10% dei reali contagiati. Questo eventuale maggior numero di contagiati dieci volte i verificati sarebbe solo lo 0,5% del mondo. Dandoci beneficio dell’imprecisione accumulata nei vari passaggi, possiamo arrivare ad 1% del mondo, OMS parla di 2%, forse 3%.

2) Come si vede nella chart allegata fatta su i dati a ieri (WoM), la diffusione e sua incidenza sulla mortalità è assai sbilanciata. L’Europa sembra essere ciò che Wuhan è stato all’inizio ovvero il primo amplificatore di contagio, seguita dagli USA, anche per via della percentuale più alta di popolazione anziana e densità abitativa.

2.1 Il dato dell’Africa potrebbe esser sottostimato per via della scarsa organizzazione statale centrale di molti paesi e relativa scarsità di reti sanitarie. Di contro, gli africani hanno una densità abitativa inferiore e sono mediamente il popolo più giovane della terra, quindi hanno dinamiche di contagio molto più lente ed impatti di contagio molto inferiori.

2.2 Il dato dell’Asia potrebbe avere gli stessi problemi del dato africano. Ma la densità abitativa in Asia è talvolta molto più alta (Pakistan, India, Bangladesh, Indonesia), non sempre la popolazione è giovane come in Africa ed in taluni casi la rete sanitaria pur non essendo a livello occidentale, non è a livello africano. In non pochi casi, si dovrebbe ipotizzare che i governi locali semplicemente non hanno tutto questo interesse a verificare e precisare il dato.

2.3 Ad un terzo livello a salire si può collocare il Sud America dove valgono le considerazioni fatte per Africa ed Asia sebbene con relativa minor incidenza. In conclusione, è per queste ragioni sulle tre regioni che OMS moltiplica il dato dell’1% a cui eravamo arrivati per due o tre. Inutile notare il fatto che il dato di sviluppo della pandemia è molto basso, siamo al prologo direi.

3. I dati sulla mortalità debbono esser precisati in due sensi:

3.1 Lo studio Financial Times qui già pubblicato e simile pubblicato dall’americana CDC, indicano in un + 50% i morti del bimestre marzo-aprile verificando i primi dati sulla mortalità complessiva dati dagli istituti di statistica nazionali e quelli ufficialmente dichiarati. Questo dato ipotetico si riferirebbe ai morti non diagnosticati, morti a casa, senza tampone, case di cura. Quindi il dato su i morti salirebbe a 350.000 che è il punto minimo della forbice dei morti per influenza annuali nel mondo che ha massimo in 500.000. Questo stante che i morti per Covid19 sommano due mesi mentre il dato OMS sulla mortalità per influenza è annuo. Come mi è stato fatto notare più giù nei commenti, aggiungo che la comparazione deve considerare che con l’influenza normale non si ha lockdown sebbene si abbia vaccino. In più, quel 350.000 ipotetico, potrebbe esser aumentato ulteriormente dai morti non verificati in Africa, Asia e Sud America che dovrebbero comunque esser di percentuale maggiore a quella di Cina-EU-USA. Forse arriviamo già al punto massimo della forbice sulla stima OMS su i morti di influenza, ovvero un +100% dei morti dichiarati. Riepilogando, a due mesi dalla pandemia, siamo più o meno già ai livelli di morti dell’influenza annuale su dati 2019 su base mondo.

3.2 Nei paesi che hanno uno struttura socio-politica e sanitaria avanzata, il dato peggiore dell’epidemia locale non sono tanto o solo i morti ma i bisognosi di cure. Questi intasano servizi sanitari settati per il flusso normale e vanno in default sotto la spinta dell’evento straordinario. Il che crea cascate di problemi che vanno dall’aumento della mortalità Covid per mancanza di cure all’aumento della mortalità per altre cause dato che il SSN è concentrato a trattare il problema Covid.

C’è poi anche un effetto di ritorno su i governi e l’auto-immagine di popoli che si ritenevano in cima alla piramide evolutiva, dato che il fallimento gestionale è clamoroso tranne rari casi. Anche se questo ritorno d’immagine varie molto da cultura e cultura. Un caso su tutti: la Gran Bretagna. UK ha ad oggi gli stessi morti dell’Italia stante che l’Italia è stata presa contropiede e UK ha avuto 15 giorni per prepararsi. Ad oggi, UK ha il 50% di casi attivi più dei nostri ma il dato è fortemente sottostimato anche perché dichiarano di fare solo la metà dei tamponi che facciamo noi (e il loro dato è cresciuto solo negli ultimi tre giorni) che siamo altresì il secondo Paese che ne ha fatti di più al mondo (per milioni di abitanti, dopo la Spagna) per i Paesi con +15 milioni di popolazione. Il premier britannico, parla di “successo” per quanto fatto sin qui e la stampa britannica da me scorsa in questi giorni non sembra ospitare neanche il 10% del volume polemico che si registra in Italia. Forse anche meno.

4. Per le prospettive di evoluzione della pandemia si possono tener sott’occhio le seguenti variabili:

4.1 E’ già migliorata e continuerà a migliorare la capacità di trattamento farmacologico della malattia. Assieme ad un più solerte tracciamento dei contagiati in fase iniziale, questo dovrebbe migliorare la capacità gestionale sanitaria e diminuire i tassi di mortalità.

4.2 Il vaccino ammesso si trovi e faccia effetto, è dato da alcuni a 9, da altri a 12 mesi da ora se non più, difficile a riguardo farsi largo nella nebbia degli annunci non sempre (quasi mai) esenti da motivazioni non strettamente scientifiche. Gli americani sembrano intenzionati a diffondere un vaccino che forse dà solo garanzie di non nuocere ma molto meno di avere reali effetti. Questo placebo sarebbe indirizzato solo ad aiutare la rieleggibilità di Trump. Molto dubbi sul fatto che comunque le elezioni americane si terranno in novembre.

4.3 L’immunità di gregge sembra esser traguardo da qui a non meno di un anno o forse più. Vi si arriverà semmai in ordine sparso per cui le frontiere avranno aperture molto lente e selettive per un bel po’.

PROSPETTIVE GEOECONOMICHE: L’Occidente cercherà di galleggiare sugli effetti dell’epidemia ma avrà una mano legata dal bilancio tra libertà di contatto (ovvero di contagio) ed evitare il collasso sanitario. Lo dovrà fare mentre si sviluppano forti conflitti di interesse economici, politici, sociali e geopolitici al suo interno ed al suo esterno. L’Asia avrà meno vincoli ma la parte della sua economia legata al’export ne risentirà fortemente. Il Sud America che dipende dal Nord America e dall’export avrà conseguenti problemi. L’Africa già oggi con numeri sanitari apparentemente irrisori, lamenta stati di crisi alimentare gravi e la distrazione sulla gestione dei fatti interni di Asia ed Occidente, inciderà su aiuti ed appoggi sin qui vera e propria struttura che ha tenuto in piedi quella zona. L’aumento del flusso migratorio verso l’Europa è previsione facile e certa.

[In quest casi, l’oscillare dei dati in precisione in +/- può avere una forbice anche molto ampia senza per questo invalidare il senso delle rispettive fotografie]

 

 

 

Fonte: Pierluigi Fagan, pagina Facebook

 

 

 

 

 

 


 

Pubblicità