L’importanza della scelta: da che parte stai?

“Ogni verità è un percorso tracciato attraverso la realtà”

Henri Bergson, Le due sorgenti della morale e della religione, 1932
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Credo fosse Gervasio a dire: “A volte ci vuole più faccia tosta a dire il vero che il falso
Sono tempi bui.
Inutile nasconderselo, negarlo, far finta di niente.
Chi oggi dice la verità, rischia.
Abbiamo comunque solo due possibilità: proclamare la verità, proteggere la verità, conservare la verità.
Oppure negarla, dimenticarla, adattarla ai nostri comodi, alle nostre debolezze.
Piegarla alle nostre paure.
Siamo arrivati al dunque.
E’ arrivata l’ora in cui si deve scegliere da che parte stare: non esistono posizioni imparziali.
Occorre faccia tosta.
Anch’io, ultimo per importanza dell’elenco (1), sono felice ed orgoglioso di poterci mettere la faccia.
Nome e cognome.
Perché?
Molto semplice. Perché la mia faccia, il mio nome e il mio cognome non siano scritti nel libro di chi si è voltato dall’altra parte, mentre decidevano la legge più barbara che si sia mai vista nella storia dell’umanità.
Firma anche tu.
Prendi posizione.
Preparati: ci sarà un prezzo da pagare.
Preparati: il tuo nome non verrà dimenticato.
Alessandro Benigni

«Stepchild adoption? Fermatevi e riflettiamo». In campo filosofi, sociologi, psicologi e medici.

 

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«Con ragione oltre gli steccati». E il titolo del manifesto sottoscritto da un gruppo di professionisti competenti in ambito antropologico – pedagogisti, giuristi, psicologi, filosofi, sociologi, medici, avvocati – in cui si chiede alla politica di fermarsi a riflettere, di non dare il via libera a leggi «non adeguatamente esaminate nei loro fondamenti antropologici, né condivise culturalmente da un’ampia rappresentanza del popolo italiano».

Una scelta, che spiegano i firmatari, rischia di tradursi in un tradimento della sovranità popolare e del criterio democratico. Quattro le ragioni messe in fila nel documento che hanno convinto i primi firmatari del manifesto – una trentina, elencati qui a fianco – ad uscire allo scoperto. Ragioni che, pur nel rispetto dei «rispettivi convincimenti religiosi, politici e assiologici», si rifanno anche ai contenuti emersi durante la manifestazione del 30 gennaio scorso al Circo Massimo.

Innanzi tutto la priorità «del nucleo famigliare madre-padre-figli rispetto a una visione atomistica in cui si viene di fatto ridotti a individui, a “consumatori dotati di diritti” fruibili in base alle leggi del mercato».
Altrettanto rilevante l’esigenza di riabilitare l’evidenza, oggi oscurata, «che è innanzi tutto nella rete bio-psico relazionale inter e intrafamigliare che si sviluppa la persona umana».

Terzo punto, quello che sottolinea «il valore del corpo e della persona umana, che non possono mai venir ridotti a oggetto di mercificazione».
E infine «il rifiuto di una concezione che considera gameti, organi e il corpo delle donne come “cose”, beni giuridici disponibili e “mezzi” utilizzabili a fini riproduttivi».

Punti fermi che rappresentano altrettanti no alla cultura dominante del cosiddetto gender mainstreaming(corrente di impronta gender) ma che non nascono a caso. A parere dei firmatari del manifesto sono ragioni che hanno alla base «forti evidenze biologiche, psicologiche, pedagogiche, sociologiche e giuridiche, in quanto esistono uomini e donne, non “generi”, né sfumature arcobaleno di ontologie variabili – si legge nel documento – suscettibili di decostruzione e arbitraria ricostruzione meramente “culturali” o comunque arbitrarie».

I motivi per cui le teorie gender dovrebbero essere lasciate ai margini della vita sociale e culturale sono ben note ma, secondo gli esperti che hanno sottoscritto il testo, la politica sembra averle dimenticate. «Rispetto alla identità della persona, la visione gender – interpretazione antropologica di stampo socio-politico, pseudoscientifica ed antiecologica – privilegia arbitrariamente la preponderanza dei fattori culturali (governabili dal più forte), aprendo la strada a una dittatura del pensiero su base egemonica governata dalla tecnoscienza e dai gestori del potere massmediatico».

«Questioni che – osserva Giancarlo Rovati, docente di sociologia, tra i firmatari del manifesto – hanno un’oggettiva valenza antropologica e culturale che la politica dovrebbe prendere in considerazione». Altrettanto rilevante la necessità di confrontarsi al di là dei rispettivi convincimenti. «Vogliamo aprire un dialogo sereno anche con chi queste ragioni non le valuta o non le considera importanti. E intendiamo allo stesso tempo – prosegue il sociologo – aprire un spiraglio nel dibattito pubblico affinché le ragioni degli altri siano prese in considerazione».

Al centro del dibattito l’esigenza di una riflessione sull’adozione omosessuale che, a parere dei firmatari del manifesto, non è stata ancora affrontato in modo sereno. «Mi sembra corretto che la politica si chieda se è proprio la stessa cosa per un bambino avere un papà uomo e una mamma donna, oppure due papà o due mamme dello stesso sesso».

L’accenno alla manifestazione del 30 gennaio non vuol essere poi una mitizzazione della piazza ma il riconoscimento che – è sempre Rovati a metterlo in luce – nella società dell’immagine servono eventi di piazza per suscitare interrogativi, per alimentare l’interesse per ragioni che, in caso contrario, rischierebbero di rimanere senza voce.

Luciano Moia
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I primi firmatari del Manifesto

Ecco i primi trenta firmatari del manifesto “Con ragione oltre gli steccati”. È possibile aderire all’iniziativa sul sito http://www.citizengo.org/it/fm/32917-con-ragione-oltre-gli-steccati 

Giovanna Arminio, avvocato,

Chiara Atzori medico infettivologo

Alessandro Benigni, docente di Filosofia

Monica Boccardi avvocato

Laura Boccenti, filosofa

Paola Bonzi, direttrice del CAV Mangiagalli di Milano

Lorenzo Borrè, avvocato

Belinda Bruni

Tonino Cantelmi, psichiatra

Samuele Cognigni psicologo

Serena Del Zoppo medico ginecologo

Mariella Ferrante, insegnante

Silvio Fontanini, neuropsichiatra infantile

Luisa Fressoia  pedagogista

Michael Galster

Giuliano Guzzo sociologo

Gilberto Gobbi psicologo

Massimo Introvigne, sociologo

Gianluca Marletta, antropologo

Nicola Natale, medico ginecologo

Giuseppe Noia, ginecologo

Maristella Paiar avvocato

Enzo Pennetta, biologo e dottore in farmacia

Piercarlo Peroni, avvocato

Furio Pesci , pedagogista

Giancarlo Ricci, psicoterapeuta, saggista

Giovanna Rossi sociologa

Giancarlo Rovati, sociologo

Paolo Scapellato, psicologo

Paolo Sorbi, sociologo

Piero Viotto pedagogista

 


Note.

(1) Elenco è qui volutamente ambiguo. Oggi più che mai occorre argomentare, fare appello alla sacralità insita nell’uomo, oltre che a ciò che ci differenzia da tutto il resto: la ragionevolezza. Forse non tutti sanno che il termine deriva dal greco ἔλεγχος (èlenchos) e si ritrova nella logica con il significato di “argomentazione”, detta anche redarguizione, che mira a confutare l’errore presente nell’affermazione dell’interlocutore.
L’elenco è qui non solo un insieme di nomi e cognomi, ma di argomenti che le persone elevano a scudo della dignità umana.
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