Per i Greci il mondo era un “Kosmos”, un tutto ordinato.
E Dante aveva collocato Democrito nell’Inferno (IV, 136 “che ‘l mondo a caso pone”) forse per questa giustificazione poco rigorosa, più che per l’ateismo del filosofo: il caso.
Ma il caso non esiste.
“Caso” è l’etichetta ingenua che diamo a ciò che è evidentemente, strutturalmente e logicamente interconnesso e di cui non sappiamo dare spiegazione.
“Il Caso” è ciò che proviamo a dire per mascherare la nostra ignoranza: i legami ci sono, e siccome noi non riusciamo a spiegarli, tiriamo in ballo il caso. Il dato di partenza, incontrovertibile, è che ci sono dei legami logicamente interconnessi e che *per spiegare questi* si ricorre ad un concetto che ne costituisce la più radicale contraddizione.
E che sarebbe ‘sto caso? Una forza ordinatrice? Una forza abbastanza potente da trarre un intero universo, un cosmo, dal nulla? Quindi una forza perfino dotata di volontà (oppure a sua volta dominata da un’altra forza che la precede)? Una forza ordinatrice, potente, e abbastanza intelligente da dare una struttura così stabile e complicata, che anzi risulta via via sempre più complessa man mano che si scoprono meravigliose leggi fisiche, matematiche, io direi onto-logiche?
Che strano caso, quello del caso.
http://www.uccronline.it/2015/03/30/a-guidare-levoluzione-non-e-il-caso-ma-precisi-percorsi-interni/